domenica 2 maggio 2010

VITERBO (San Pellegrino)

Che gioia si prova a percorrere
le tue strade
grigie, umide, antiche.
Città vecchia,
che aria mi fai respirare,
che freddo mi fai sentire!

L’acqua delle fontane è potabile.
Piazza San Pellegrino è un buon luogo per scrivere.

I tuoi archi,
le tue pietre,
le tue viuzze che ingoiano i passanti,
stridono con l’orrore
dell’altra tua faccia,
stridono con l’obbrobrio
di palazzi moderni
che vanno sorgendo in ogni dove
a deturpare
il tuo gelido calore.

Quartiere dei sogni.

Senti la luna cantare
se porgi l’orecchio!
Camminando
senti che il silenzio
ti protegge,
che i passanti,
passando,
non fanno rumore.

Città degli ossimori,
chi ti vede per la prima volta
si innamora.

Bella,
ballano le pietre tonde,
mentre tu,
austera,
ordinata,
pulita,
severa,
ti chiudi
tra mura di protezione
che non servono più.
Il progresso,
inevitabile,
non mi fa più venire tanta voglia
di amarti,
di scrivere di te.

Meglio non andare all’università,
evitare di vedere la tua seconda metà,
quella giovane
ridente
maligna
emancipata;
meglio non scoprire l’altra parte di te.
Meglio mangiare pappardelle al cinghiale
in una taverna
che ti avvolge di pietra;
pietra,
non cemento.

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