C’era un caldo afoso e la luce sbiadita del sole di agosto, il sudore che appesantiva l’aria. Un bar, un ventilatore e un bicchiere di limonata. Un uomo grasso, svogliato e riflessivo. Gentile, un po’ goffo e dall’aspetto infelice.
Preciso, costante, routinario. Il suo mondo è fatto solo di ricordi che riaffiorano ad ogni pasto. I dispiaceri affogati in frittate alle erbe aromatiche e un caldo alleviato da un ventilatore mal funzionante, al bar di Manuel. Dietro il bar, la dittatura, la violenza e la censura.
Pereira non prende posizione, non si oppone al regime. Ma quando conosce Monteiro Rossi, giovane politicamente attivo e ricercato dalla polizia, inizia a muoversi, a mettersi in gioco. Pian piano il ritratto di sua moglie e la diffidenza riservata di solito alla gente vengono accantonate, le voci del passato messe a tacere e le riflessioni sulla morte diventano riflessioni sulla vita.
Prima seduto, a sorseggiare limone acqua e zucchero, un momento dopo a versare il tutto per terra, per scrivere e poi scollarsi finalmente dalla sedia. Infine partire.
Grazie Pereira, per aver dato il coraggio anche a me.