venerdì 14 maggio 2010

Idealismo o Pessimismo cosmico?

Se c’è qualcosa che mi lega profondamente al Pasolini di Scritti Corsari è proprio quella resistenza al cambiamento, quell’idealismo eccessivo, quel bisogno di rimanere fermi e vivere sempre l’infanzia, l’adolescenza e quella che sembra essere la parte migliore della maturità.
Lui, che difendeva con una vis polemica impareggiabile un mondo scomparso a causa dello Sviluppo (così diverso dal Progresso), doveva fare i conti con tutti quegli “spietati” (giusto per citare i Baustelle) che invece quel mondo nemmeno se lo ricordavano oppure non ne sentivano poi tanto la mancanza.
È strano che proprio le persone che mi circondano mi rimproverino la stessa cosa che i lettori del “Corriere” rimproveravano a Pasolini. Il fatto di rimanere ancorati al passato e non accettare il cambiamento.
Quei contadini del mondo preindustriale dei quali parlava l’intellettuale bolognese si servivano di beni necessari, e questo bastava a rendere necessaria la loro vita. Adesso ci si “nutre” di beni superflui, motivo per cui la vita stessa è diventata superflua.
La teoria del “lasciamo perdere” o del “forse andrà male; in ogni caso meglio non rischiare” e cose così rientra in questo mio discorso. In fondo l’attitudine al non rischio, per prevenire le conseguenze nefaste di una qualsiasi azione è sempre stato un tratto caratteriale diffuso, per quanto ristretto ad una tipologia di persone pensate singolarmente. Oggi, invece, questa attitudine è diventata un tratto sociale.
Quella crisi che fa ormai parte integrante di questo periodo storico ha scalfito le coscienze e i caratteri sociali, determinando un impoverimento profondo dell’interiorità di un essere umano. I rapporti si sono trasformati e formalizzati e un’ondata di indifferenza, flessibilità e refrattarietà al male si è abbattuta sulle nostre coscienze fino a decretarne l’assopimento.
Non sono in molti ad accorgersi di quel tratto che oggi caratterizza questa mia generazione. Sto parlando della paura, e della totale mancanza di direttive, del vuoto cosmico che si è insediato tra noi e il mondo, di quella mancanza di obiettivi e di istruzioni che possano indicarci quale strada imboccare. Io vedo un’ansia malsana nelle persone che mi circondano, e una confusione prepotente riguardo il futuro. Ci si stanca perfino a pensarci, al futuro.

1 commento:

  1. Direi piuttosto: Disillusione e pessimismo cosmico! Vero che è tutto buio e colmo di interrogativi senza risposte ma in quello che dici dimentichi tutte quelle persone che come te soffrono questa aria e che qualche obiettivo ancora l'hanno. Da qui la speranza..

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