Ho ascoltato un podcast che si chiama ‘Le basi’ in cui una
ragazza che vive a Milano e una psicologa parlano delle emozioni primarie. Il
disgusto è la prima emozione analizzata e mi fa strano pensare che secondo loro
il disgusto si manifesta per la prima volta durante il periodo dello
svezzamento, quando i bimbi pur di compiacere la mamma e non rischiare di
ferirla mangiano malvolentieri la poltiglia che si mangia a 6 mesi, polli centrifugati
bio e brodo di verdure coltivate dal produttore al km 0. Sono disgustata all’idea
che la prima violenza che subiamo a quell’età, come un obbligo affettivo che ci
viene naturale, sia presa in considerazione solo nel 2023 da una ragazza che si
occupa di comunicazione e una psicologa che lavora in un’associazione. Il
disgusto, dicono, ci ricorda tutto ciò che per noi è pericoloso e dannoso, come
una minaccia da fermare ad ogni costo. Per esempio le relazioni tossiche o
tutto quello che a volte ci costringiamo ad accettare per non ferire il nostro
gruppo di pari. Ne viene fuori un quadro imbarazzante soprattutto perché vero e
decisamente sconcertante, accettiamo tutto in modo passivo e inetto, dal nostro
lavoro alla nostra storia d’amore, vissuta in modo non appagante perché non si
tiene conto dei nostri gusti reali, dei nostri desideri, della nostra volontà. Il
disgusto ci riporta quindi a delle riflessioni molto più importanti sulla
nostra vita e sui nostri reali piaceri e quelli indotti dalla società. Ci piace
un determinato cibo perché piace a Gabriele, ci piace un ragazzo perché è
diventato un modello idolatrato e così via. Il disgusto si fa però strada nella
nostra sfera intima, come un avvertimento della falsa scelta, un errore di cui
ci si rende conto solo quando siamo soli con noi stessi o con il nostro
partner, nella sfera familiare più stretta, come un campanello d’allarme che ci
avvisa che ci stiamo allontanando dalla nostra vera natura.
In questo post parlo di lavoro, di amore, di scelte consapevoli
e volontà, di desideri e amore per sè stessi. Ti racconto questo perché mi piacerebbe
resistere al disgusto ma non ci riesco, è come un anticorpo, una protezione,
una corazza indicibilmente essenziale per me e per tutti. Ma da oggi proverò ad
ascoltarlo questo disgusto, perché me lo merito e ho ricominciato ad occuparmi
di me. Tutti voi dovete farlo, per vivere, per morire, per esserci.