martedì 6 giugno 2023

Gioia e burnout

Gioia mia, oggi ti parlerò della gioia e della difficoltà di assaporarla a pieno.

La gioia è quello stato di ebbrezza che ci rende felici, che ci regala piacere, è un figlio che impara a camminare, una serata con gli amici a ridere, un rapporto sessuale, un’attività sportiva, un riconoscimento per il proprio lavoro, la realizzazione di un progetto a noi caro, una vincita, un amore, un viaggio.

La parola gioia ha a che fare con i bisogni individuali e con quelli sociali. Che cosa significa questo? Significa che la realizzazione dei bisogni individuali deve fare i conti con quella dei bisogni sociali ed è per questo che spesso la gioia è accompagnata dalla vergogna, per motivi che spaziano dalla religione, alla moda, al contesto culturale. La vergogna viene fuori quando siamo egoisti e causa uno spegnimento del piacere o un suo affievolimento.

Ecco perché dici di non essere mai pienamente felice, c’è una spiegazione. Non sei mica tu il problema. La gioia oggi non può essere esclusiva, totale, perché prevede sempre una regolazione emotiva determinata dagli ‘altri’. Solo l’equilibrio tra gioia e vergogna ci permette di essere socialmente adeguati.

Gli episodi di burnout sono una conseguenza dello scarto tra la realizzazione individuale, la soddisfazione cioè delle proprie aspettative, e una reale assenza delle condizioni per soddisfarle.

Ho capito solo adesso cosa ci è successo, quando ho letto dello scarto tra la vita professionale immaginata e quella reale, il disagio psicofisico connesso principalmente al lavoro, l’esaurimento emotivo, la depersonalizzazione e il nostro atteggiamento cinico, l’insoddisfazione personale e il senso costante di depressione. Ci svegliamo controvoglia e andiamo a lavorare per evitare di sentirci inadeguati. Il senso di impotenza che a volte ci pervade è talmente frustrante da far sì che somatizziamo tutto e, con un reflusso gastroesofageo, una tonsillite o la febbre a 40, il nostro corpo si assenta per un periodo come a proteggere la mente dal declino della frustrazione. Così a volte il corpo sopporta il peso di tutto questo per salvare la mente e la mente a volte sopporta il peso per salvare il corpo.

La gioia, in questo contesto di disagio di cui ci troviamo a far parte, è quasi mal vista. Pensa agli haters che godono nel distruggere il benessere, che nutrono invidia se la gioia di un utente Facebook è espressa consapevolmente o inconsapevolmente, se prevale la gioia individuale ovvero quella che rappresenta la vera realizzazione della propria volontà. I momenti di gioia e piacere hanno da sempre un rovescio della medaglia: il nutrimento è associato alla lussuria, il riposo alla pigrizia, l’accoppiamento alla lussuria.

Hai capito adesso perché ci sentiamo come dei fuochi d’artificio inesplosi? Abbiamo un potenziale enorme ma la città è isolante con i suoi rapporti sociali sempre più inesistenti a meno che tu non sia uno studente, sia chiaro. Solo in quel caso provi gioia perché ti rendi conto di avere ancora un cervello e delle potenzialità, è un momento di gioia regolamentato che stimola l’autostima e il piacere di conoscere, di sapere e scoprire nuove realtà.

L’ambiente lavorativo invece ci spreme come tubetti di colore senza un criterio, solo per il piacere di farlo, sfruttando il nostro corpo senza stimolare il cervello, macchiando tele bianche senza alcun progetto reale e condiviso.

Gioia mia, mi dici spesso che vorresti ricominciare da zero, in un paese in cui non ti conosce nessuno e in cui la gente sorride di più, vive con più leggerezza. Il motivo è questo, l’irrealizzazione del sé e della propria natura, l’impossibilità della gioia individuale, che sia anche solo una partita di pallone, senza che questa venga tassonomizzata da un ranking sociale che prima era molto più ristretto. Tutto il mondo adesso ci guarda e noi sappiamo che ci sta guardando e ci sentiamo per questo immobilizzati, fermi, in attesa di capire quale mossa sia la migliore.

Il futuro è ancora lontano e non sappiamo cosa vogliamo fare da grandi. Il senso di speranza ci avvolge e ci suggerisce che possiamo immaginare una vita migliore in cui è possibile che la soddisfazione individuale coincida con quella sociale. È lì che cerchiamo la gioia, nel frattempo possiamo solo scegliere i compagni per condividerne una idealizzata.

Le basi - 3. Gioia (google.com)