Gioia mia, oggi ti parlerò della gioia e della difficoltà di assaporarla a pieno.
La gioia è quello stato di
ebbrezza che ci rende felici, che ci regala piacere, è un figlio che impara a
camminare, una serata con gli amici a ridere, un rapporto sessuale, un’attività
sportiva, un riconoscimento per il proprio lavoro, la realizzazione di un
progetto a noi caro, una vincita, un amore, un viaggio.
La parola gioia ha a che fare con
i bisogni individuali e con quelli sociali. Che cosa significa questo?
Significa che la realizzazione dei bisogni individuali deve fare i conti con
quella dei bisogni sociali ed è per questo che spesso la gioia è accompagnata
dalla vergogna, per motivi che spaziano dalla religione, alla moda, al contesto
culturale. La vergogna viene fuori quando siamo egoisti e causa uno spegnimento
del piacere o un suo affievolimento.
Ecco perché dici di non essere
mai pienamente felice, c’è una spiegazione. Non sei mica tu il problema. La
gioia oggi non può essere esclusiva, totale, perché prevede sempre una regolazione
emotiva determinata dagli ‘altri’. Solo l’equilibrio tra gioia e vergogna ci
permette di essere socialmente adeguati.
Gli episodi di burnout
sono una conseguenza dello scarto tra la realizzazione individuale, la
soddisfazione cioè delle proprie aspettative, e una reale assenza delle condizioni
per soddisfarle.
Ho capito solo adesso cosa ci è
successo, quando ho letto dello scarto tra la vita professionale immaginata e
quella reale, il disagio psicofisico connesso principalmente al lavoro, l’esaurimento
emotivo, la depersonalizzazione e il nostro atteggiamento cinico, l’insoddisfazione
personale e il senso costante di depressione. Ci svegliamo controvoglia e
andiamo a lavorare per evitare di sentirci inadeguati. Il senso di impotenza
che a volte ci pervade è talmente frustrante da far sì che somatizziamo tutto
e, con un reflusso gastroesofageo, una tonsillite o la febbre a 40, il nostro
corpo si assenta per un periodo come a proteggere la mente dal declino della
frustrazione. Così a volte il corpo sopporta il peso di tutto questo per
salvare la mente e la mente a volte sopporta il peso per salvare il corpo.
La gioia, in questo contesto di
disagio di cui ci troviamo a far parte, è quasi mal vista. Pensa agli haters
che godono nel distruggere il benessere, che nutrono invidia se la gioia di un
utente Facebook è espressa consapevolmente o inconsapevolmente, se prevale la
gioia individuale ovvero quella che rappresenta la vera realizzazione della
propria volontà. I momenti di gioia e piacere hanno da sempre un rovescio della
medaglia: il nutrimento è associato alla lussuria, il riposo alla pigrizia, l’accoppiamento
alla lussuria.
Hai capito adesso perché ci
sentiamo come dei fuochi d’artificio inesplosi? Abbiamo un potenziale enorme ma
la città è isolante con i suoi rapporti sociali sempre più inesistenti a meno
che tu non sia uno studente, sia chiaro. Solo in quel caso provi gioia perché
ti rendi conto di avere ancora un cervello e delle potenzialità, è un momento
di gioia regolamentato che stimola l’autostima e il piacere di conoscere, di
sapere e scoprire nuove realtà.
L’ambiente lavorativo invece ci spreme
come tubetti di colore senza un criterio, solo per il piacere di farlo,
sfruttando il nostro corpo senza stimolare il cervello, macchiando tele bianche
senza alcun progetto reale e condiviso.
Gioia mia, mi dici spesso che
vorresti ricominciare da zero, in un paese in cui non ti conosce nessuno e in
cui la gente sorride di più, vive con più leggerezza. Il motivo è questo, l’irrealizzazione
del sé e della propria natura, l’impossibilità della gioia individuale, che sia
anche solo una partita di pallone, senza che questa venga tassonomizzata da un ranking
sociale che prima era molto più ristretto. Tutto il mondo adesso ci guarda e noi
sappiamo che ci sta guardando e ci sentiamo per questo immobilizzati, fermi, in
attesa di capire quale mossa sia la migliore.
Il futuro è ancora lontano e non
sappiamo cosa vogliamo fare da grandi. Il senso di speranza ci avvolge e ci
suggerisce che possiamo immaginare una vita migliore in cui è possibile che la
soddisfazione individuale coincida con quella sociale. È lì che cerchiamo la gioia,
nel frattempo possiamo solo scegliere i compagni per condividerne una
idealizzata.
Le basi - 3. Gioia (google.com)