giovedì 20 aprile 2017

50 mg, compresse rivestite con film

Cara signora,
legga attentamente questo foglio prima di prendere le gocce perché contiene informazioni importanti e non vorrei si ritrovasse a vomitare sul 3 a Roma come cinque anni fa, quando alcuni passeggeri imprecavano contro di lei, contro i negri e gli zingari. La nausea anche questa volta sarà costante, si sentirà agitata e irrequieta. Lo tenga in conto cara signora, perché l’inadeguatezza fa parte dell’inizio di questa terapia e lei magari non si ricorda ma anche la prima volta ha avuto parecchi effetti collaterali.
Contenuto di questo foglio
Le spiegherò come prendersi cura di se stessa senza incorrere nei pericoli delle interazioni tra farmaci, imparerà a lasciar perdere le sue ossessioni e a mangiare da sola, a parlare con gli estranei e limitare la sensazione di disagio che prova quotidianamente.
Che cos’è
- Si ricorda perché si è ammalata di noia? Si ricorda perché le è venuta la febbre a 40 quando ha smesso di studiare? Perché ha cominciato ad avere attacchi di panico, a manifestare aggressività e piangere quasi tutte le mattine?
A cosa serve
Le servirà per trattare la depressione e i disturbi d’ansia, gli attacchi di panico e la volontà di autosegregazione.
Quando prese l’aereo per Barcellona, durante il decollo sorrise di gusto, si sentì bene e il distacco da terra le piacque. Questo farmaco la aiuterà a non prendersi troppo sul serio, ad affrontare i viaggi con la giusta spensieratezza.
Avvertenze e precauzioni
Faccia attenzione al fegato, alla gente ipocrita, all’eccessiva cordialità delle persone, alle frasi di circostanza e alla pianta a scacchiera delle strade, agli appartamenti magnifici e alle lame di luce, alla solitudine delle domeniche e ai cibi poveri di grassi, al lavoro, quello in cui si fissa un monitor e si digitano numeri e lettere sulla tastiera, il più pericoloso. Attenzione alla coerenza e  all’immobilità, da evitare soprattutto la televisione.
Interazioni
In alcuni momenti, le si pareranno davanti solo esseri storpi e deformi, paraplegici e zoppi. Prosegua, salutandoli con garbo.
Interazioni con cibi, bevande e alcol
Bere birra in grande quantità potenzia l’effetto del farmaco. Mangi pure ciò che vuole, e dia sfogo alla sua creatività. Sappiamo di quando preparava le arancine e la  parmigiana di melanzane. Sappiamo pure di quando preparò i pezzi di rosticceria, lasciandoli a lievitare il giusto tempo. Beva pure e si goda la vita.
Gravidanza
Lei sarà un’ottima madre, qualsiasi cosa succeda. E lo sa perché? Perché ha una palla d’amore immensa che parte dal collo e arriva al basso ventre. Lei ha un amore smisurato dentro, e ritengo che sia opportuno suddividerlo, regalarlo a più figli. Lei ha dimostrato più volte di esplodere d’amore, averne in eccesso, non sapere cosa farsene. Lo lasci scorrere, in parti uguali, per 5 gemelli dal colorito vivace.
Posologia
Ecceda pure, gli eccessi non fanno mai male.
Note
Siamo nel New Jersey e sono la moglie di Tony Soprano e come sai non mi manca niente ma ho un senso di angoscia costante, paura che mi portino via mio marito e i miei figli. Ma io figli non ne ho, capisci?
Quelle vecchie che non la smettono di parlare, quei sorrisi sfatti dei clienti e il mio, smagliante tutte le mattine, vestire dei panni che non mi appartengono, il freddo, le scadenze, il budget, le lamentele e la diffidenza ad ogni costo, i bastoni in culo, le lamentele e le domande inopportune, il lavoro a scadenza giornaliera, la difficoltà nel progettare qualsiasi cosa, sia anche la spesa, i treni che arrivano in ritardo e ci costringono a mangiare in orari diversi, le coperte che non bastano, i pomeriggi passati a pianificare cosa fare per poi non fare nulla, lo spazio che manca quando due vite si congiungono, la libreria piena di libri e medicine, l’aerosol che ti risucchia, la vanità della barba per te, la difficoltà di esserci quando non vorresti esserci e non esserci quando vorresti invece.
Cara signora, se eviterà di umiliare la memoria, masticarla di continuo senza mai ingoiarla, il futuro non tornerà mai ad essere un campo d’azione. Nel frattempo prenda 10 gocce di Daparox al mattino per una settimana, 20 per quella successiva, 30 dalla terza in poi.


martedì 28 marzo 2017

Lavanda


I miei figli li metto a letto presto la sera, li lascio nuotare tra le lenzuola, vagano gattonando tra libri e nuvole di carta, sono morbidi come l’impasto del pane, ridono sempre e giocano a rincorrere i gatti, i gatti giocano a ricorrere i bambini, io gioco a rincorrere mio marito che gioca a ricorrere me. Siamo sempre in cucina a cucinare dolci alla banana, nella nostra casa ci sono delle piante enormi dove i cuccioli si arrampicano per nascondersi dai pesci che prendono la rincorsa quando è sera, ogni giorno arrivano dalla Cina confezioni di pietre preziose che servono a decorare le pareti e i soffitti, ci curiamo con i sogni quando abbiamo la febbre, con le gocce di angelica quando abbiamo il mal di pancia e con quelle di lavanda quando dobbiamo ristabilire l’equilibrio tra spirito e corpo, non guardiamo telegiornali, non facciamo caso agli ftalati, all’acqua Sant’anna contaminata, alla carta di alluminio, al cartone della pizza, all’olio di palma. Non facciamo caso a quello che mettono nelle brioche dei bar o ai caffè, non guardiamo Report e indossiamo i piumini di Porta Palazzo, ignorando il fatto che ci siano piume di struzzo o di oca, mangiamo la carne di pollo e di vitello che cuciniamo in pentole di originalissima finta pietra.

venerdì 24 febbraio 2017

L'orologio

Dice che ha sognato che la nonna mi regalava un orologio senza cinturino, un orologio da taschino forse, avvolto in una montagna di carta. Me lo immagino d’oro con le lancette sottili sottili, un po’ inceppato, lento, lentissimo e con un ritmo scandito da un rumore assordante. È la verità, la mia verità. 
A breve ci sarà un cambiamento. In un modo o nell’altro il rumore lo sento, è ora che sia reale, che qualcosa si sblocchi. 
Il mio collega è laureato in scienze biologiche e ha due figli, festeggiano il carnevale e lui prende dei giorni di ferie per stargli vicino, dice che è carnevale, le scuole sono chiuse. Chissà cosa farà quando saranno grandi, chissà come impegnerà il suo tempo. Dice che a lavoro non si impegna più di tanto perché non ne vale la pena, che la sua passione è la biologia e sta studiando una specie di parassiti che esiste solo in Sardegna. Ha gli occhi tristi e mi racconta del suo gatto che si mette davanti la porta e miagola, miagola forte. Lui pensa che voglia uscire, allora apre la porta ma lui non esce. Ha capito allora che vuole solo assicurarsi di poter uscire, non vuole uscire ma vuole sapere che se ne dovesse avere voglia potrebbe farlo. Anche lui si sente così, per questo va ancora all’università a studiare parassiti.
Il mio ragazzo fa le flessioni in cucina, è appena tornato a casa e sono le nove e dieci di sera, anche oggi quattro ore di treno per andare a lavorare e dieci ore di lavoro. Sallusti su La7 parla dei cittadini che accettano i lavori solo se l’ufficio si trova sotto casa e io vorrei averlo davanti, cose che accadono solo qui, lavoratori che migrano e lasciano madri, padri, amici, zii, cugini, bar, dico veri bar, mozzarelle e parmigiana, scioltezza, serenità, mare, allegria per trovare lavoro, in alcuni casi, ma sicuramente ombrelli, freddo, gente triste e poco socievole, diffidenza, pesantezza, serietà, bar che vendono solo caffè e vita cara.  Ci serve solo lo stipendio, tutto il resto no, non siamo immortali, tutto questo ci ucciderà prima del tempo.

L’orologio è ancora avvolto in una montagna di carta bianca stropicciata e solo ora capisco che non dovevo nemmeno scartarlo quell’orologio, un rumore assordante di cose inutili che non mi servono a niente, una quotidianità fatta di mosse tutte uguali, nemmeno un attimo di amore, solo anni a cercare lavoro e appena lo trovi gente che ti dice che sei fortunato ad avere un lavoro, nemmeno una delle cose che avrei voluto fare, niente figli, niente viaggi, solo lavoro che è già una fortuna, ricerca del lavoro per il tuo ragazzo e per i tuoi amici, niente svaghi, niente ferie insieme, niente mutuo, e vabbè chi se ne frega, niente divertimenti, niente amicizie perché qui le persone frequentano solo i compagni delle elementari, niente gioie, niente sorprese, solo dicono sei fortunato, sei un privilegiato, quanto ti invidio e ma non ti lamentare. Un ticchettio assordante, una normalità fatta solo di niente, un conto corrente con i soldi per la spesa e per l’affitto, una pensione inesistente e una suoneria Skype come colonna sonora.

giovedì 10 novembre 2016

Vomitare sui grissini

La signora sul tram si avvicina ad una ragazza e sussurra, chiede sottovoce se quello sia il suo autobus, sorride e chiede scusa per il disturbo, sta bisbigliando cazzo, che hai detto? non ti sento parla più forte, meno male che dall’altra parte sua madre sta urlando ed è molto più reale: ‘è il 5 questo’? Attira l’attenzione di tutti ed è affaticata per la corsa, ha le mani piene di buste della spesa. Paonazza sorride, contenta di essere riuscita a prenderlo quell’autobus. 
Le ragazze dietro di me hanno saltato la scuola, una dice all’altra che lo stupro proprio non lo concepisce, che gusto c'è a stuprare qualcuno che non ti desidera?, l’altra risponde che invece le piacerebbe essere stuprata, certo dipende da chi. Il signore rumeno che arriva in ufficio mi chiede di chiudere il conto, ci sono troppi addebiti che lui non riconosce, facendo una ricerca scopriamo che il figlio gli sta prosciugando il conto corrente per comprare giochi su google play e per sfogare le sue perversioni sessuali. Il tizio in metro blocca le porte, lui è riuscito ad entrare ma i parenti no, i siciliani venuti dall’Africa che danno scandalo e la gente è sconvolta, lui dice ‘ma chi fa’, vi lassava dda, normale c’avia a ddapiri’! La metro si ferma per cinque minuti ed è l'emozione più forte di oggi.

Io sto viaggiando in autostrada, il vento è quello di giù, fa malissimo, chissà quanti chilometri percorro, sono distesa sulla spiaggia, ho una calzamaglia azzurra e le pinne, al posto della testa un acquario pieno solo di acqua, cerco i pesci ma non li trovo, ho una sigaretta in bocca e mi sto riposando, sotto il piumone stavo meglio, con il mio piumone ho molta più confidenza che con questi torinesi che mi sorridono per finta ogni tanto. Sto attenta alla gente che abita qui, parlano piano, mai sopra le righe, solo pochi pazzi che seguono le persone per fargli il verso, mi fanno addormentare quelli che abitano qui, hanno la pressione a due, sono morti, stanno morendo tutti, hanno l’agenda piena da qui a tre mesi, non li puoi invitare a casa dopo il lavoro, hanno da fare, parlano con la bocca stretta a culo di gallina, sono tristi, ballano in ordine, si ubriacano con classe, male del male sono, morte cerebrale, assenza di emozioni, non giocano, non vivono, non ridono, sorridono cortesi, non ci si può nemmeno avvicinare, non accettano il contatto fisico, ti concedono solo pochi minuti del loro tempo. L’estate non c’è, sto in un videogioco.
Mi sento sola, faccio avanti e indietro dentro la carrozza della metro e gioco a spingere i passeggeri, li urto per provocare una reazione, nessuna reazione, non so che cosa fare, le porte si aprono e si chiudono, non cambia nulla, urlo ‘viva Trump, viva Trump’ agitando le chiavi, sculetto e derido la mia vicina, è di colore, sta lì muta e subisce, loro tifano per lei, in silenzio, devono lavorare fino alla morte, si fanno sfruttare, sfottere, deridere, non mangiano, non cacano, non bevono. Viva Trump, viva la gente che si fa i cazzi suoi, viva la gente che odia i terroni e i negri. La democrazia è una cosa sbagliata, alcuni non dovrebbero avere il diritto di votare. 
Salgo le scale mobili correndo, mi fermo al bar-panificio, quello nuovo, solo due teglie di pizzettine fatte con la posta sfoglia, ben separate tra loro, almeno 5 centimetri di distanza tra una pizzettina e l’altra, un bancone riempito così, che vergogna, non sapete che cazzo vendete, come mi offendete con il vostro cibo, tutto in miniatura, non sapete godervi la vita, e mangiare pastasfoglia surgelata. Ordino solo una bottiglia d’acqua e me ne vado, parlano tutti con voce stridula, la mattina la falsità non la reggo, un euro e due centesimi dice la barista bestia al cliente che ha appena ordinato i grissini, quello gli porge un euro e due centesimi ‘sì, guardi che sono brava, li ho contati’ e l’altra dice ‘che meraviglia grazie, perfetto, grazie, davvero grazie grazie’. Mi viene da vomitare.

Non ci vado a lavorare, me ne ritorno indietro, vado a casa, a Porta Palazzo conosco un signore che ride sempre, sta in mezzo alla strada a vendere spugnette per lavare i piatti ma ride sempre, ci facciamo una bella chiacchierata, mi sento a casa.

Adesso ho bisogno di parlare con un essere umano.

martedì 30 agosto 2016

Il mio programma è andare al bar


La differenza più grande sta nella gestione del tempo perché i miei clienti torinesi accettano appuntamenti, agenda in mano, solo dal mese prossimo, sia ad agosto che ad ottobre. Hanno programmato i prossimi trenta giorni e sanno già che tempo farà, se andranno a lavoro in macchina o in bici, cosa mangeranno, quando faranno il cambio di stagione. Hanno sempre l’ombrello in borsa, organizzano le gite per le offerte da Esselunga e mandano un collega a fare la spesa per tutti. Sanno cosa è successo esattamente un mese fa. 
Il livello di umidità, la palestra il martedì e il giovedì, la mamma una volta al mese, il viaggio tra un anno esatto, albergo già prenotato e lista della roba da portare in valigia, la colf il lunedì e il parrucchiere il sabato mattina, il 30 agosto alle quattro all’Ikea, a memoria gli orari di treni e pullman. 
Sanno a memoria tutta la loro vita. Questo mi mette profondamente a disagio, io ho preparato alla fine del liceo solo una mappa concettuale della mia vita, io sono abituata ad improvvisare, a fare i compiti nell’ora di religione, a fermarmi in un posto perché mi colpisce la luce, a dare appuntamenti approssimativi, ad imboccare una strada che fa odore del sugo di mia nonna, a fermarmi solo quando sono stanca, sedermi al bar e seguire le vite degli altri, immaginarle con precisione.

Mi sono seduta al bar di piazzetta IV marzo a Torino per bere una birra. I proprietari sono una coppia di sessantenni alla mano. Ho ordinato una Menabrea, avevano solo quella. Lei è di Carini, abbiamo parlato l’altro giorno. 
Stavolta è lui a presentarsi al tavolo per prendere l’ordine. Gli chiedo se anche lui è siciliano. Lui risponde di no, ma mi spiega che ha vissuto a Messina per quindici anni. 
Poi si mette a piangere. Sì, si mette a piangere, e io mi sento terribilmente in colpa. Chiedo scusa, lui torna dentro al locale. Poi torna e mi dice che ha lasciato la Sicilia per colpa della mafia, ‘prima degli anni Settanta a Messina la mafia non c’era, si stava bene. Io adoro la Sicilia, io sarei rimasto lì per sempre, io ero felice’. Piange di nuovo. ‘Ho dovuto fare una scelta, partire o restare. Se fossi rimasto lì mi avrebbero fatto la pelle, sarei morto’. Gli chiedo di nuovo scusa. ‘Io sono romagnolo, io sono orgoglioso tanto quanto i siciliani, il pizzo non l’avrei mai pagato. E non l’ho fatto, nemmeno dopo le minacce e una pistola puntata alla tempia’. 
Qui a Torino noi siamo più liberi, programmiamo tutto ora per ora, è vero, ma siamo comunque più liberi. La libertà di programmare in Sicilia voi non ce l’avete. 
Non vi piace programmare tutto, ma anche se vi piacesse non lo potreste fare. Voi non siete liberi, per niente. Laddove avete la possibilità vi inoltrate in vicoli che non portano da nessuna parte, perché lo decidete voi, e nessun altro, fate quello che vi passa per la testa quando potete. Voi siete sempre stati abituati a farvi fare i programmi dagli altri, a far decidere gli altri. Voi siete a Statuto Speciale, voi andate al bar a raccontarvi i segreti, ad ubriacarvi, siete abituati a farvi comandare, a ricevere ordini. 

Ieri era l’anniversario della morte di Libero Grassi. 
Te lo ricordi Libero Grassi? 
Lui voleva insegnarci ad imboccare altre strade, a conservare la possibilità di scelta, di dire no a qualsiasi programma, a scegliere, andare a zig zag in una strada dritta dritta.

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