giovedì 10 novembre 2016

Vomitare sui grissini

La signora sul tram si avvicina ad una ragazza e sussurra, chiede sottovoce se quello sia il suo autobus, sorride e chiede scusa per il disturbo, sta bisbigliando cazzo, che hai detto? non ti sento parla più forte, meno male che dall’altra parte sua madre sta urlando ed è molto più reale: ‘è il 5 questo’? Attira l’attenzione di tutti ed è affaticata per la corsa, ha le mani piene di buste della spesa. Paonazza sorride, contenta di essere riuscita a prenderlo quell’autobus. 
Le ragazze dietro di me hanno saltato la scuola, una dice all’altra che lo stupro proprio non lo concepisce, che gusto c'è a stuprare qualcuno che non ti desidera?, l’altra risponde che invece le piacerebbe essere stuprata, certo dipende da chi. Il signore rumeno che arriva in ufficio mi chiede di chiudere il conto, ci sono troppi addebiti che lui non riconosce, facendo una ricerca scopriamo che il figlio gli sta prosciugando il conto corrente per comprare giochi su google play e per sfogare le sue perversioni sessuali. Il tizio in metro blocca le porte, lui è riuscito ad entrare ma i parenti no, i siciliani venuti dall’Africa che danno scandalo e la gente è sconvolta, lui dice ‘ma chi fa’, vi lassava dda, normale c’avia a ddapiri’! La metro si ferma per cinque minuti ed è l'emozione più forte di oggi.

Io sto viaggiando in autostrada, il vento è quello di giù, fa malissimo, chissà quanti chilometri percorro, sono distesa sulla spiaggia, ho una calzamaglia azzurra e le pinne, al posto della testa un acquario pieno solo di acqua, cerco i pesci ma non li trovo, ho una sigaretta in bocca e mi sto riposando, sotto il piumone stavo meglio, con il mio piumone ho molta più confidenza che con questi torinesi che mi sorridono per finta ogni tanto. Sto attenta alla gente che abita qui, parlano piano, mai sopra le righe, solo pochi pazzi che seguono le persone per fargli il verso, mi fanno addormentare quelli che abitano qui, hanno la pressione a due, sono morti, stanno morendo tutti, hanno l’agenda piena da qui a tre mesi, non li puoi invitare a casa dopo il lavoro, hanno da fare, parlano con la bocca stretta a culo di gallina, sono tristi, ballano in ordine, si ubriacano con classe, male del male sono, morte cerebrale, assenza di emozioni, non giocano, non vivono, non ridono, sorridono cortesi, non ci si può nemmeno avvicinare, non accettano il contatto fisico, ti concedono solo pochi minuti del loro tempo. L’estate non c’è, sto in un videogioco.
Mi sento sola, faccio avanti e indietro dentro la carrozza della metro e gioco a spingere i passeggeri, li urto per provocare una reazione, nessuna reazione, non so che cosa fare, le porte si aprono e si chiudono, non cambia nulla, urlo ‘viva Trump, viva Trump’ agitando le chiavi, sculetto e derido la mia vicina, è di colore, sta lì muta e subisce, loro tifano per lei, in silenzio, devono lavorare fino alla morte, si fanno sfruttare, sfottere, deridere, non mangiano, non cacano, non bevono. Viva Trump, viva la gente che si fa i cazzi suoi, viva la gente che odia i terroni e i negri. La democrazia è una cosa sbagliata, alcuni non dovrebbero avere il diritto di votare. 
Salgo le scale mobili correndo, mi fermo al bar-panificio, quello nuovo, solo due teglie di pizzettine fatte con la posta sfoglia, ben separate tra loro, almeno 5 centimetri di distanza tra una pizzettina e l’altra, un bancone riempito così, che vergogna, non sapete che cazzo vendete, come mi offendete con il vostro cibo, tutto in miniatura, non sapete godervi la vita, e mangiare pastasfoglia surgelata. Ordino solo una bottiglia d’acqua e me ne vado, parlano tutti con voce stridula, la mattina la falsità non la reggo, un euro e due centesimi dice la barista bestia al cliente che ha appena ordinato i grissini, quello gli porge un euro e due centesimi ‘sì, guardi che sono brava, li ho contati’ e l’altra dice ‘che meraviglia grazie, perfetto, grazie, davvero grazie grazie’. Mi viene da vomitare.

Non ci vado a lavorare, me ne ritorno indietro, vado a casa, a Porta Palazzo conosco un signore che ride sempre, sta in mezzo alla strada a vendere spugnette per lavare i piatti ma ride sempre, ci facciamo una bella chiacchierata, mi sento a casa.

Adesso ho bisogno di parlare con un essere umano.

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