venerdì 26 maggio 2023
Disgusto
lunedì 8 maggio 2023
Resto a guardare
Una ragazza peruviana di nome Charita mi dice che il suo lavoro è complesso. Ho preso in mano la sua carta d’identità per guardare la sua scheda cliente. L’ho guardata con sguardo perplesso.
Sono io, mi dice
Non sembra, sembri diversa.
Lo so, ho perso 13 chili.
È costretta ad avere a che fare con uno dei più importanti imprenditori di Torino, fino a qualche tempo fa candidato alle elezioni comunali, e con suo fratello, uomo tirchio e frustrato che la rimprovera perché troppo grassa. Lui non è certo un figurino peraltro ma si ostina a controllare gli scontrini e la dispensa dicendo che la spesa che fa per lei e i genitori di lui è troppo calorica. I genitori non hanno il diabete, non soffrono di nessuna patologia ma, nonostante questo, l’uomo tirchio sostiene debbano rimanere a stecchetto.
Marilou invece è fortunata, è una ragazza filippina di un’età indefinibile, con una risata isterica, finta e un fare eccessivamente gentile, sempre compiacente e con la risposta pronta. Marilou sta bene, ha la casa piena di regali, mi dice. Lavora tre o quattro ore al giorno a casa della sua “padrona” e porta il cane fuori almeno due volte al giorno. Cucina per cena e sostiene di fare un lavoro creativo perché ogni sera sceglie un menu diverso per i “padroni”. Guadagna 1000 euro in busta paga più 600 euro in nero perché altrimenti i "padroni" devono pagare troppi contributi Inps. Sullo screensaver del telefono ha la foto di un barboncino bianco che mi confessa essere la sua vita. Il marito non è a Torino ma la sorella sta per raggiungerla. Verrà anche lei a lavorare per la "padrona" perché la "padrona" ha tante case, una in Corso Massimo d’Azeglio, una in Liguria e due in montagna. Ha bisogno, la "padrona".
Editha ha quattro figli, due naturali grandi e due acquisiti, piccolini. I due naturali sono nelle Filippine, i piccoli sono a Torino e sono cresciuti con lei. I genitori sono due famosi medici di Torino e il loro onorario è di 300 euro a visita. Profumano di Vetril e ammorbidente e parlano un italiano insolito con la ‘s’ di pezza. Sono felici, biondi e con gli occhi azzurri, vorrebbero partire con Editha e vedere quel paese tanto idealizzato in cui vivono i fratellastri mai visti. I veri genitori sono contrari, farli partire per le Filippine significherebbe rinunciare definitivamente alla loro paternità e maternità e questo è tassativamente escluso. Editha ha il cellulare pieno di foto e video ricordo dei loro primi passi, le prime parole e le prime feste. Editha è ridiventata mamma dopo 15 anni, ha vissuto due vite in una perché è pagata per fare la madre di due figli non suoi, pulire casa, preparare la cena. Stasera preparerà cotolette alla milanese, patatine fritte e verdure miste. Sorride sempre, come fosse un tic perfezionato negli anni.
Da quando sono al mondo non ho mai visto un gap culturale così ampio, non ho mai visto una voragine tale da dividere ricchi e poveri in modo tanto feroce. Ed ascoltare entrambe le voci è terribilmente inquietante perché i ricchi mi parlano della difficoltà di effettuare la ristrutturazione della quinta casa per gli ospiti in quanto è difficilissimo trovare il materiale per i lavori per via della guerra e i muratori temporeggiano troppo. Invece c'è una marea di gente che raccoglie la roba dall'immondizia e si accontenta di vivere lontano dai figli pur di portare il pane a casa. I "poveri" non hanno soldi sul conto e chiedono finanziamenti senza possedere una busta paga dignitosa, con dieci ore settimanali dichiarate e tutto il resto in nero.
Il ceto medio si è improvvisamente impoverito e si indebita per sopravvivere. Il ceto medio è adesso composto da poveri. I ricchi invece sono diventati ancora più ricchi, i medici hanno scoperto che il servizio sanitario nazionale non funziona e hanno iniziato a farsi pagare le visite specialistiche private fior di quattrini. Ho scoperto che solo i filippini che lavorano per loro hanno diritto ad un trattamento di favore e possono pagare le visite meno degli altri pazienti.
Esiste un divario enorme tra ricchi e poveri oggi, almeno alle Poste e, nel mio piccolo osservatorio privilegiato, vorrei cambiare le cose e distribuire un po' meglio la ricchezza soprattutto nel momento in cui la gente con i soldi manifesta una superiorità immotivata e pretende un trattamento diverso, migliore.
Charita mi ha raccontato che la sua comunità fa spesso un gioco, ognuno dei membri a turno presta 10.000 euro agli altri membri che se li spartiscono e li restituiscono a rate, una sorta di prestito senza interessi che permette ad ognuno di loro di mandare i soldi al paese nativo, ai figli, ai genitori, alla famiglia rimasta in panchina.
Il mio privilegio è quello di poter osservare un pezzo di società dallo spioncino della porta, un pezzo di società aggressiva e maleducata, un pezzo di società che insulta e che entra in ufficio solo per sputare merda ma anche un pezzo di umanità che deve scendere a patti con milionari e miliardari, travestendosi da servo per poter vivere e godere di discreti vantaggi, una vita di finta integrazione in cui per vivere bisogna soffocare ogni tipo di individualità e tradizione culturale, che può guadagnare qualcosa in più a patto di non integrarsi mai e vivere in ghetti comunitari.
Io questa comunità che riesce a scindersi la ammiro, nel senso più semplice del termine. Non sopporto le disuguaglianze, divido il mondo in gente onesta e disonesta, gente umile e gente snob e la gente "povera" che incontro oggi in ufficio è gente onesta e umile, che non ruba e non ruberebbe mai, è una comunità di persone che ha conservato un'umanità reale, fatta di assistenzialismo e unione - al contrario degli italiani che si fanno la guerra - e sta raccogliendo il tempo e i soldi per vivere fuori dall'Italia, fuori da questo mondo in cui i figli non sono i propri e i sentimenti nemmeno.
Sto a guardare, a volte mi sembra davvero un privilegio.
Vi dico solo: "Chapeau", andatevene prima possibile adesso.
giovedì 2 marzo 2023
Ufficio Postale
Internano la gente qui, la confinano.
Asciugatevi pure i piedi prima di entrare, non fate troppo
rumore e rispettate questa gente che qui ci lavora, non conosce silenzio e sorrisi. Asciugatevi
le lacrime prima di entrare, che qui ne sgorgano già a fiumi, indossate occhiali
da sole per nascondere le occhiaie, scambiatevi un segno di pace.
L’anaffettività è vitale nelle vostre relazioni ma stringiamoci la mano a costo di morire di Covid.
Noi ascoltiamo le richieste di tutti senza
badare alle perdite di tempo.
Abbiamo soldi qui, ma non sono nostri. A volte lavoriamo
per niente se siamo distratti, ascoltiamo tutti e cerchiamo di centellinare
energie e caffè per non immedesimarci troppo e preferiamo imbottirci di Valium per
lasciar perdere le urla e le minacce, dei clienti e dei capi.
Eredità, perdita dell’udito, perdita del lavoro, pensione, liquidazione, tasse, prestiti, cessioni del quinto, reddito di cittadinanza, perdita dei figli, acquisto case, spaccio, cinquantamila euro di contanti in nero per tutti gli imprenditori con la licenza di farlo, capire, fare, pensare, ascoltare.
C'è chi si lecca le dita prima di contare i soldi, chi puzza di pesce, chi viene in ciabatte, chi in giacca e cravatta, chi passa per caso e chi viene a bella posta per insultare.
Reintegrazione, disagio sociale, odio del prossimo, odio
del fratello e della sorella, far finta di non avere interesse per l’eredità, sperare
che muoiano madre e padre, il fratello non si è mai visto in tutti questi anni,
“mia madre ha lasciato tutto a me”, “non voglio far sapere i fatti miei”, “ma a
lei cosa interessa scusi?”, “posso prendere questo foglietto scritto da lei?”, “ma
lei come fa a sapere queste cose?”, “ma la privacy?”.
Vogliono aiuto ma non parlano, le labbra strette tenute a
freno per non tradire la loro natura, la frustrazione per non poter dire e
voler dire e l’automatismo negli occhi. Solo l’alcool riesce a sciogliere tutto
questo e proporre un aperitivo ai clienti succede solo al decimo anno di conoscenza.
C’è un grosso controsenso nel nostro lavoro, proteggiamo
i clienti ma ne facciamo merce di scambio, ogni giorno, per il nostro tornaconto.
Io li proteggo sempre, anche se non torneranno mai più. E
non perché sia brava ma perché io 'esisto' nel mio lavoro, grazie a loro.
Questo è un luogo di tristezza, difficoltà, vergogna, indigenza, superiorità, solitudine, esperienza, rassegnazione e sconfitta. Ci vengono a sfogarsi, piangere, distrarsi e morire.
Questo è un
luogo privilegiato dove fai finta che le differenze non esistano. Qui tutti
cercano di mimetizzarsi e noi non facciamo altro che coprirli dalla luce abbagliante e dell’ombra nera.
venerdì 17 febbraio 2023
Caro cliente, oggi le domande le faccio io
Caro cliente, ne approfitto per dirti che ieri sera vagavo per le vie del quadrilatero romano e mi stupivo del fatto che i locali sembrassero case di riposo, tutti seduti al loro posto con lo sguardo vacuo come vecchietti nella sala tv di un qualsiasi ospizio. Sono entrata in uno dei tanti locali, quello che mi sembrava meno triste di tutti e ho visto tanti ragazzi seduti a fare colloqui. Dico non veramente, non stavano davvero facendo colloqui ma così sembrava. Erano composti, inespressivi per nascondere l’ansia della socialità e del giudizio, per nascondere il senso di liberazione nell’aver fatto questo sforzo di uscire da casa per una serata organizzata 3 mesi fa con il cugino o l’amico del calcetto. Ma perché?
Le domande oggi vorrei fartele io, se permetti, caro cliente
che vivi a Torino. Non dico che sei di Torino perché poi te ne esci con la
storia che a Torino i torinesi si sono estinti e ci sono solo calabresi,
napoletani, siciliani e pugliesi. Vivi a Torino, solo questo basta.
Negli angoli del tuo viso vedo la tristezza di chi ha la
vita sempre uguale, un’espressione priva di quelle rughe che accompagnano gli
anni, ibernato dal gelo e dall’assenza di mare e sole che genera l’assenza di colori.
La pioggia ha levigato ogni increspatura del viso e le
giornate tutte uguali ti hanno donato la sicurezza di non poter fallire, come
vivessi in un paesino dove tutto si ripete e dal quale io fuggirei il prima
possibile.
Adesso, se non ti dispiace ti dico perché ne ho abbastanza della perfezione che tanto ti piace, ne ho abbastanza del decoro e della noia degli eventi organizzati, della mancanza di improvvisazione che non crea occasioni, della vita non modellabile, secca come pongo asciugato all’aria.
Ne ho abbastanza perché, caro cliente che vivi a Torino, non conosci la paura di sbagliare, ti senti protetto solo quando dialoghi con gli amici delle elementari e delle medie.
Il tuo istinto ha lasciato il tuo corpo a 6 anni.
Ti piacerebbe una bella respirazione bocca a bocca? E remare per riprenderti tutto quello che ti sei perso? Ti piacerebbe non dover prendere appuntamento anche se ti manca il sale per cucinare?
La mia domanda è questa cliente che vivi a Torino. Ti piacerebbe?
Altrimenti devo per forza fissarti un
appuntamento tra 3 mesi perché per questo appuntamento avevo calcolato un tempo
di gestione di un’ora al massimo.
mercoledì 31 agosto 2022
Torinesi, pinsati a 'sta farsa!
Chiddi scarti ri 'cca si nni vannu, è solo questione ri tiempu. Travagghiari pi' campari 'cca addiventa un travagghiu. A vogghia ri niesciri s'arrifridda e u vinu è l'unica manna pi sientiri ciavuru.
Torino ri iornu e di notte, rui città diviersi, pari ca i cristiani si scantanu a farisi taliari pi' comu su.
A curiosità, a biddizza, a valìa su cosi ca s'annu ammucciari pi fari iri i cosi boni.
Siti tutti perfetti ri iornu, cu' cori scricchiatu e atturrunatu, 'na para ri 'scusa, grazie, per favore' p'un sciarriarisi ogni minutu, frustrazione runnegghiè, facci giarni, un sulu pu' suli ca un c'è!
Ritirativi rintra, pinsati a 'sta farsa e poi nisciti fuora, accuminciati a moviri i manu e i peri, a sientiri l'uossa, i muscoli e u sangu 'nne vini.
Spugghiativi inveci ri cummigghiarivi e viriti quant'è bellu abballari!
Comu si rici 'nni nuatri: 'isti pi' futturi e arristasti futtutu'.
Traduzione:
Quelli scaltri da qui se ne vanno, è solo questione di tempo. Lavorare per campare qui diventa un travaglio, la voglia di uscire si spegne e il vino è l'unico rimedio per sentire profumo.
Torino di giorno e di notte, due città diverse, sembra che le persone abbiano paura di mostrarsi per come sono.
La curiosità, la bellezza, la voglia sono cose che si devono nascondere per far andare tutto bene.
Siete tutti perfetti di giorno, con il cuore rotto e freddo, un paio di 'scusa, grazie, per favore' per non litigare ogni minuto, frustrazione ovunque, facce pallide e non solo per il sole che non c'è!
Andate a casa, pensate a questa farsa e poi uscite fuori, cominciate a muovere le mani e i piedi, a sentire le ossa i muscoli e il sangue nelle vene. Spogliatevi invece di coprirvi e guardate quanto è bello ballare!
Come si dice da noi: 'sei andato per fottere e sei rimasto fottuto'.