Nella morbida ovatta della noia lavorativa,
mi si blocca nel petto
il peso di tutte le cose non fatte,
non portate a termine,
di tutto ciò che non mi sono concessa
per mancanza di tempo e brio.
Quale tempo? E quale brio?
Il tempo della rincorsa
di qualche successo?
Successo per chi poi?
Il tempo del dovere
grava come spada di Damocle,
dando un senso sbagliato
all'essere viva, all'avere due occhi,
due mani, un cuore.
Inscatolarsi in cubi di muri bianchi
arredati di armadi blindati,
alimentarsi di luci artificiali.
Dalla scuola saltelliamo da una gabbia all'altra,
dimentichiamo il valore dell'uomo,
la sua natura beatamente animalesca,
libera,
scomposta,
complessa.
Dimentichiamo che
il tempo deve rimanere tempo
e l'uomo
deve rimanere uomo.
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