mercoledì 2 febbraio 2011

Raccontare è la terapia

Lungo silenzio, perché non avevo niente da dire. Ho lasciato perdere molte cose importanti, prima tra tutte la morte di Monicelli. Il significato della sua morte. Ma non importa, ho scritto di lui sul mio diario e mi è bastato. Oggi riprendo momentaneamente la terapia.

Questo inverno, oltre ad un amore grande, di quelli che racconti alla nonna e speri che sia la persona per te, mi sta regalando un sacco di scetticismo in più. Scrivo una tesi di giornalismo culturale col cervello che molleggia e sbanda e gli occhi che non vogliono e non possono restare fissi su un punto solo, e ballano e si confondono. E in loop questa canzone che è legata al ricordo di qualche giorno fa, quando sul letto di casa mia piangevo come una scema perché dovevo tornare a casa per pura necessità e sapevo che mi aspettavano giorni tristi. E tutta l’angoscia la ritrovo in queste note, verdena razzi arpie eccetera concentrato di angoscia per le orecchie. Io questo tempo me lo sto gestendo male.

Oggi mi è successa questa cosa, e mi sono incazzata. Mi chiama il tipo del servizio civile e mi dice che sono stata selezionata eccetera ma che deve farmi delle domande. Mi chiede se posso andare in sede domani. Io dico che non sono a Roma. –Ah, e dove sei? – A Palermo – E perché? – Guardi, ho avuto un po’ di problemi a casa – E cioè? Che stronzo, penso. –C’è mia nonna che sta male ed è in ospedale – Ah, e scusa tanto, sei scesa per tua nonna? E tua madre e tuo padre allora che ci stanno a fare? –Prego? –Dico, se scendi perché tua nonna sta male allora quando staranno male i tuoi genitori cosa farai? Se lei deve cominciare ad assentarsi me lo dica che questo posto lo diamo ad un’altra persona.
Silenzio. Che cosa si risponde in questi casi? –Mi scusi, non credo siano affari suoi. Ad ogni modo quando inizia il servizio civile? –Il primo marzo. –Bene, allora il primo marzo ci sarò. Se poi ritiene opportuno scartarmi perché immagina che farò troppe assenze faccia pure. Arrivederci.
Un romano del cazzo, uno di quelli che in punto di morte sarà solo come un cane e che nella sua vita non ha coltivato alcun rapporto, un povero disgraziato senza amici e senza senso, uno di quelli che la moglie ce l’ha ma preferisce andare a puttane. Tanto a Roma ci devo tornare.

L’ho raccontato a mia nonna che tornerò qui, le ho detto di non preoccuparsi, non voglio lasciare nessuno. Ho trovato questo ragazzo, nonna. Sai, l’ho proprio trovato, così per caso, in un giorno inutile, al bar della Sapienza. Ma è di Palermo sai? Era tutto sudato e aveva una maglia rossa. Non dava confidenza a nessuno, era timido. Un giorno alla Basilica di Massenzio ero gelosa perché lo volevo accanto durante lo spettacolo del Festival delle letterature, lo volevo vicino e lui era seduto accanto ad una mia amica. Allora ho capito che mi piaceva. Ero contenta di vederlo e chiedevo sempre di lui. Poi un giorno a Palermo ero proprio giù di morale e non volevo vedere nessuno tranne lui. Allora siamo andati al Borgo vecchio e avevano organizzato una strana cosa sull’autobus, tipo un concertino con le percussioni ma non ci piaceva tanto solo io ero emozionata e lo prendevo sempre in giro. Poi siamo andati sul prato della Magione e lui mi ha raccontato un sacco di cose. Sai nonna, prima mi parlava sempre del suo passato e io, che l’ho rielaborato insieme a lui in una serie di sedute psichiatriche ridicole, adesso il suo passato un po’ lo detesto. Vorrei che non avesse un passato. Vorrei esserci io da sempre.
Poi mi ricordo Castelbuono dove ho incontrato le persone del mio passato questa volta e ho chiuso tutti i conti. Nonna, lui mi cercava, mi chiamava e mi cercava. Lui il cinque agosto mi voleva già un sacco di bene secondo me. Sono innamorata da un po’ di mesi ormai e sono felice nonna, felice. Solo un po’ spaesata. Sono sempre io nonna, e certo che torno.
Ti racconto tutto, ma non chiudere gli occhi.
Ascoltami, sai che per il suo compleanno gli ho cucinato i calamari ripieni con la ricetta che mi hai dato tu? Nonna, hai un sacco di ricette da darmi. Nonna mi senti? Ecco, dicevo che hai ancora un sacco di ricette da darmi. Lei apre gli occhi e con gli occhi sorride.
Le racconto che a Roma ci sono Anna Ida e Dani, le racconto che ho conosciuto gente che mi fa stare bene. Sì, ma torno. Tranquilla. Lo so che mia madre è sola, che mio fratello è partito. Io torno.

Poi si addormenta, e sogna. E parla nel sonno. Farfuglia qualcosa che non si capisce. Poi scandisce chiaramente queste parole:'la salsa è pronta'. E io non posso far altro che sorridere.

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